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LE CAVE DI SALTRIO 

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La PIETRA DI SALTRIO è un calcare dall'aspetto a grana compatta.

Si suddivide, a seconda della colorazione e delle grane, nelle varietà Corso dei bagni, Nero di Saltrio, Cenerino, Latte e vino. Appartiene alla serie sedimentaria delle Alpi meridionali - formazione dei "Calcari selciferi lombardi" (Giurassico) che affiora in tutta la fascia prealpina della provincia di Varese. La pietra di Saltrio si ritrova già usata nel rivestimento delle mura romane di Milano (datate circa al 32 - 27 a.C.). Il suo impiego perdurò per tutto il Medioevo ed è oggi visibile a Palazzo Litta, nella basilica di S. Maria delle Grazie e nel cimitero monumentale (Milano), nel Pantheon del cimitero di Staglieno (Genova), nella Certosa di Pavia, nel Santuario di Santa Maria dei miracoli (Saronno), e nella Cattedrale di san Lorenzo (Lugano). Anche Saltrio è stata un'importante fucina di scalpellini ed artisti. All'interno delle cave di Saltrio furono rinvenuti i resti di un raro dinosauro giurassico detto Saltriosaurus.

 

LE CAVE 

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Nell'area del Piambello si identificano due aree che storicamente presentano vocazioni estrattive diverse: il comprensorio di Cuasso, per l'estrazione e la lavorazione del granofiro rosato e il comprensorio di Viggiù, che include Arcisate e Saltrio, per l'estrazione e la lavorazione dei calcari. Le cave di Cuasso erano a cielo aperto mentre quelle di Saltrio erano coltivate in galleria.

Oltre al cavatore di pietra, si svilupparono nella zona professioni legate alla lavorazione della pietra grezza: lo scalpellino, lo scultore, il lapicida e il marmista. I cavatori (picaprèda) davano lavoro ai tagliapietre che, a loro volta, fornivano la materia prima agli scalpellini (picasàss) e agli scultori.

L'impiego della pietra si allargò alle aree limitrofe alle cave: Varese, Saronno, Lugano e Milano. L'uso divenne massiccio nei secoli XVII e XVIII per i  decori architettonici delle facciate degli edifici privati e religiosi utilizzarono queste pietre sia per le strutture che per le decorazioni. Scultori, picasass e architetti di Saltrio, Viggiù e Arcisate, contribuirono alla realizzazione di numerosi monumenti di prestigio, dal Duomo di Milano, alla torre del Campidoglio di Roma mentre gli stessi centri storici dei borghi del Piambello offrono alla vista un continuo susseguirsi di portali, cornicioni e balaustre fregiate in pietra.

Tra il 1900 e il 1930, la pietra delle cave di Viggiù e Saltrio fu particolarmente apprezzata per decorare le grandi residenze, anche dell'alta borghesia milanese.

L'uso del granofiro e dei calcari naturali cessò alla fine del XIX secolo con l'avvento della pietra artificiale, un nuovo materiale che consentiva di realizzare motivi decorativi con una spesa nettamente minore. Molti furono gli emigranti che alla fine dell'Ottocento si trasferirono dalla zone del Piambello negli Stati Uniti, verso lo stato del Vermont.

Il materiale lapideo, a seconda della destinazione, poteva esser trasportato via terra, con carri matti trainati da buoi e via acqua, sui barconi, lungo i navigli, il Ceresio, il Verbano e il Ticino. La seconda opzione si rivelava d'obbligo nella movimentazione di pezzi di peso considerevole.

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